Il mio percorso nel campo della didattica dell’arte è intrecciato con la mia attività di artista.
E’ da artista, infatti, che mi sono avvicinato con curiosità al mondo dell’infanzia e mi sono reso conto di quanto i bambini si comportino spesso proprio come gli artisti. Un artista che crea, infatti, si comporta come un bambino che gioca, che scopre cose nuove e si diverte a sperimentarle.
Nell’attività creativa dei bambini convergono esigenze ed esperienze molto diverse: curiosità, scoperte, sentimenti intensi che diventano forme, suoni, movimento e che possono essere espresse con i mezzi più diversi.
E’ l’Arte il mezzo privilegiato per esprimere liberamente se stessi e le proprie emozioni.
Non è però sempre semplice il confronto tra i bambini e il linguaggio comunicativo degli artisti.
Per avvicinare i bambini a questo linguaggio spesso difficile è necessario trovare analogie semplici e divertenti con situazioni, immagini, concetti che fanno parte della loro vita quotidiana.
I ruolo dell’operatore didattico è quello di cercare un’empatia con i bambini e semplicemente mettere a disposizione la propria esperienza in fatto di strumenti, tecniche, materiali e idee per permettere alla loro creatività di prendere forma.
I percorsi che propongo al MAR si fondano su una metodologia che concepisce l’educazione all’arte come uno stimolo allo sviluppo della sensibilità, alla comprensione della propria identità, della realtà che ci circonda e all’apertura verso l’universo delle idee e delle possibilità.
L’arte, come diceva Picasso, serve a moltiplicare i punti di vista.
Duchamp diceva che serve a creare cortocircuiti cognitivi.
Warhol che serve a riconoscere nella banalità tratti di grandiosità.
Dunque l’arte serve a mettere in relazione tra loro concetti e idee diversi ma anche a mettere in discussione le cose o a inventare per le cose nuove possibilità e nuovi significati.
Di fronte all’opera d’Arte,dunque, bisognerebbe dare ai bambini il tempo di osservare, commentare, confrontarsi e la possibilità di mettere in discussione l’opera stessa e il suo significato.
Compito dell’operatore non è elargire conoscenza dall’alto ma stare tra i bambini come un bambino per essere in grado di fornire l’appoggio, il supporto, gli stimoli di cui hanno bisogno per chiarire la discussione e arricchire il confronto.
Il compito dell’arte, infatti, è porre domande, non dare risposte; l’opera d’Arte deve essere, a mio parere, un punto di partenza e non di arrivo.
Le risposte vengono successivamente, nel confronto con la quotidianità che, arricchita dalle nuove esperienze, potrà assumere un senso e una luce diversa, più stimolante. Il rapporto con l’opera deve essere basato sulla curiosità priva di preconcetti, io non parto dall’intenzione di insegnare qualcosa, ma dal desiderio di condividere ciò che conosco per fare nascere stimoli, interessi, curiosità.
La conoscenza dell’arte dunque per me non è un fine ma uno strumento per capire, interpretare, modificare, reinventare la realtà.